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ALLA RICERCA DELL’ AUTENTICITA’

ti ci potrebbero volere 4′ minuti di lettura, più altri 2 per metabolizzare il concetto

E’ cosa rara sapere cosa si voglia. Ma qualsiasi cosa si cerchi, si pretende essa sia autentica.

Dove si trova? Come si trova? Cosa si intende? Perché la si cerca? Costa? Quanto costa? La tanto decantata autenticità. Stanno cercando di vendercela in tutti i modi: si è iniziato con il “cibo autentico” ora si sente parlare di “esperienza autentica”, e guai se non lo è! Ormai queste due parole vanno a braccetto. Come se un’esperienza non autentica non valesse la pena di viverla. Eppure, sono la maggior parte. 

l'autenticità è quel fattore che raggruppa le tradizioni artistico, culinarie, le usanze e le abitudini quotidiane che inserite nel contesto (politico, religioso e climatico), plasmano il modo di vivere degli abitanti del luogo. Il suo contrario è artefatto, ovvero realizzato per apparire, non spontaneo, finto.

Definizione personale. Autentica.


Tuttavia l’artefatto non va evitato a priori. Esso è una caricatura dell’originale, è una versione talvolta estremizzata, talvolta adattata alle esigenze del turista ben rappresentativa della realtà dei fatti. Esso è un tramite molto utile per capire la cultura locale. È anzi da apprezzare lo sforzo profuso dagli abitanti del loco per cercare di trasmettere ai visitatori una versione condensata della loro cultura. Ci permette di capire rapidamente cosa aspettarci, anche perché esso è spesso il primo impatto che abbiamo.

Vale la pena altresì interrogarsi se si può arrivare a compiere una vacanza autentica nel poco tempo che riusciamo a ricavarci tra un permesso per le festività soppresse e dei giorni di ferie richiesti con largo anticipo e pianificati minuto per minuto? Ovviamente una vacanza no, ma forse sarebbe chiedere troppo. Per fortuna le esperienze, possono durare anche pochi minuti.

Potremmo forse farci un’idea di come vanno le cose, sicuramente mangiare del cibo nel posto giusto circondati da persone del luogo, ma dovremmo scendere a patti con una serie di cose non da poco. In particolare, se si ricercasse l’autenticità in un paese in via di sviluppo, noi occidentali viziati, dovremmo essere disposti a compiere delle rinunce, sotto molteplici punti di vista: igiene, comfort, pazienza. Ed in vacanza, non vale la pena farsi mancare nessuna di queste tre. In viaggio forse sì, ma l’approccio cambia, a partire dal tempo dedicato alle singole cose (preparazione dei cibi, spostamenti in primis…).

Talvolta la ricerchiamo per confermare gli stereotipi pregressi che abbiamo di un luogo (esempio: i ristoranti in Italia con le tovaglie bianche e rosse. Sono autentici?  sì/no?), e ci sorprendiamo se le cose sono più progredite di quanto ci potessimo aspettare, ma del resto siamo nel 2022 e la modernità ha “colpito” ovunque, per fortuna del luogo. È scorretto rimanere delusi dalla modernità dilagante, specie quando si viaggia al di fuori della nostra comfort zone? Prima di partire per una nuova meta, abbiamo delle immagini mentali del luogo, più o meno nitide, costruite dalla nostra educazione, dalla nostra esposizione mediatica o dalle foto e racconti di viaggio di altri visitatori prima di noi (ad oggi, tutto ciò è riassumibile come “effetto social”); tutti questi elementi contribuiscono a costruire il concetto di autenticità insito in ognuno di noi. Ed è strettamente personale. Sta alla singola persona sapersi levare il paraocchi degli stereotipi ed andare oltre il velo dei pregiudizi per ottenere conferme e per lasciarsi sorprendere dal luogo in sé.

È bello pensare che uno degli scopi del Turismo-esplorativo sia quello di cercare di capire la natura della destinazione scelta, di immergersi dentro essa, e per farlo allora ricerchiamo l’autenticità dell’esperienza. Cosa stiamo cercando quindi? Non lo sappiamo esattamente nemmeno noi, ma da questa fantomatica ricerca ormai siamo diventati ossessionati. Ciò che è certo, è che i luoghi sono fatti di persone, e senza la necessaria interazione con i custodi del luogo, l’autenticità sarà introvabile. Non basterà quindi ringraziare il cameriere, sorprendersi di quanto parli inglese meglio di noi, e lasciare la mancia in hotel, per poter affermare che la popolazione del Paese è stata “ospitale ed amichevole” nei nostri confronti. Determinate categorie sono cortesi per lavoro, più o meno in tutto il mondo mi piace pensare non sia un tratto distintivo (eccezion fatta per la Liguria forse, ma fa parte dell’autenticità del luogo no?).

L’autenticità quindi andrà forse cercata dentro noi stessi inizialmente, per poi proiettarla verso l’esterno, a prescindere da dove ci troveremo nel mondo.

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