Site Overlay

PROFILI DEL TURISTA GOURMAND

ti ci potrebbero volere 7′ minuti di lettura, nemmeno il tempo di cuocere una pasta

Che lo si voglia o no al ristorante, prima o poi, ci andiamo tutti. Chi più, chi meno, a volte su invito altre controvoglia, magari lo aspettiamo da mesi, è un’occasione!
Esistono centinaia di tipologie di locali, plasmati per piacere alla loro clientela. Esistono diversi profili di cliente, ognuno con esigenze diverse.

LA BUONAFORCHETTA: non sceglie mai il ristorante. Si fida dei commensali. Si sorprende con poco: la tavola già apparecchiata, il pedale d’accensione dell’acqua in bagno, il cameriere che gli serve il vino ed il conto presentato all’interno di un apposito involucro. Termina i grissini prima di ordinare l’acqua. Generalmente apprezza l’olio della casa. Si sincera che la portata sia accompagnata da un lauto contorno, possibilmente patate. Attento al rapporto qualità prezzo. Esamina sommariamente il conto e se ne compiace. Il limoncello / digestivo della casa sono un atto di cortesia indispensabile, al pari della scarpetta.

LA WINELOVER: apre prima la carta vini del menù. Si altera se le annate riportate non combaciano con le disponibilità. L’apice della cena è essere accompagnata a visitare la cantina del ristorante. Si indispettisce se il cameriere non serve il vino come previsto dal galateo del Sommelier. Usa prima Vivino per valutare la sua scelta e poi effettua uno streaming sui social per ogni portata con relativo abbonamento. È tuttavia competente e gli piace guidare gli altri commensali nella degustazione; deve stare attenta a non risultare saccente verso terzi. Al termine della cena avrà il telefono colmo di foto. Almeno una anche con lo chef.

IL RACCOMANDATO: ha installato l’App di TripAdvisor dal 2014, ma non è un utente particolarmente attivo. Ora che le recensioni su Google stanno prendendo piede, la sua diffidenza ed il suo scetticismo sono aumentati notevolmente verso il genere umano in generale. Difficilmente si siede al tavolo senza prima aver consulto attentamente la sua App guida, anche se il ristorante gli è stato consigliato da amici. Si compiace nel notare alcuni elementi menzionati nelle recensioni. Tuttavia, se qualcosa va storto durante il servizio ha già pronta in bozze la recensione negativa e ne minaccia la sua pubblicazione. Paga alla romana. Va in bagno anche se non ha bisogni impellenti, ma deve verificare sia tutto in ordine.

L’ ABITUEE: generalmente tra i 50 e i 60. Ha sperimentato moltissimi localini e posticini raccomandati dai suoi amici del Club, di cui si fida ciecamente. Gli piace a sua volta raccomandare i suoi posti di fiducia. Ne ha almeno 2 per ogni città, e sarà entusiasta di decantarne le lodi. Nonostante vi sia stato non più di un paio di volte in vita sua, si ricorda il nome del proprietario, anche se dall’ultima visita sono trascorsi anni. Ha il suo piatto preferito “perché come lo fanno qua, non lo trovi da nessun’altra parte”. Si fa puntualmente tentare dal piatto del giorno, ma non ci casca quasi mai. Il dolce invece lo prova sempre. Raramente sceglie il vino, gli piace farsi guidare. In ogni caso, non ha mai bevuto consapevolmente a suo dire, un vino che sapesse di tappo. Paga e lascia la mancia.

LA SCHIZZINOSA: al suo ingresso nel locale i camerieri si fanno il segno della croce. La riconoscono da come chiede il menù, da come lo sfoglia meticolosamente. Per lei le modifiche sono un’arte. La loro approvazione un diritto costituzionale. Si spazientisce se le sue sottigliezze non vengono colte dalla cucina. Esigente sia a livello qualitativo che quantitativo. Potrebbe avere da ridire anche sull’acqua. Ha provato una vasta gamma di ristoranti, e quando incontra la giusta alchimia, è felice di ritornare sui suoi morsi. Si reputa un’esperta, disposta a dispensare consigli al cuoco “perché così impara”. Se soddisfatta, sarà una cliente fedele.

L’ETNICA: ha viaggiato, ma non troppo. Europa ed un continente a scelta. Quanto basta per ritenersi una guida della Lonely Planet. Fascia 40anni. Non potrebbe vivere al di fuori di Roma o Milano per la carenza di ristoranti etiopi. Pianifica i suoi viaggi per degustare e rimprovera gli amici – rientrati dalle vacanze – che non si sono cimentati con le viscere crude delle carni locali. Tuttavia, rimane scettica verso il cibo di strada, non si scherza con le norme HCCP. A sua detta, è l’unica al mondo ad aver provato delle esperienze autentiche. Amante delle cooking class, alle quali si presenta con taccuino ed il suo mestolo di ebano. Lei, e solo lei, può dire di aver provato il VERO sushi. A Milano ovviamente.

LO CHEF RUBIO: tavole calde, bancarelle, mercati rionali sono il suo habitat naturale. Diffida della moda dei food truck. Troppo artefatti e verniciati per essere sudici al punto giusto. Per mangiare si usano le mani. Punto. Tutt’al più i tovaglioli ed i bavaglini quando il gioco si fa duro. Adora le tovagliette di carta, va in confusione con tutto ciò che è di stoffa. Non teme per l’igiene, ma teme i menù, le scelte forzate. È conservatore, popolare, proletario, segue le tradizioni del loco, ci si immerge senza trascurare la bontà delle materie prime. Il tutto accompagnato da vino della casa, o birretta ghiacciata.

IL BUSSINES MAN: ristorante scelto su consiglio dei colleghi, prenotato con largo anticipo anche se la cena è di martedì sera. Si assicura ci sia parcheggio, è un elemento importante. Segue uno schema consolidato di conversazione. Cheap talk – business – cheap talk – call to action. Il tutto condito da sorrisi, strette di mano, galanteria di circostanza. Giacca consegnata all’ingresso e tovagliolo di stoffa sui pantaloni. Gli piace suggerire il menù ai suoi ospiti. Attento alla scelta del vino, deve sorprendere e rientrare nei limiti di spesa concessi dall’azienda. Se ne va soddisfatto con la copia di cortesia della fattura in tasca. Deve stare attento a non perderla.

Scroll Up
it_ITItalian