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SENZA RULLINO

ti ci potrebbero volere 5′ minuti di lettura; poteva andare molto peggio dai

È accaduto. In maniera piuttosto inaspettata.

Cosa vorrà quel signore all’ingresso?
I biglietti ce li hanno appena controllati.
Indica un cartello. Ci sono degli armadietti
.

Davanti a noi altra gente che, confusa, li apre. Un po’ attonita. Un po’ sorpresa. E poi li richiude, portandosi via la chiave. Noi come loro, dobbiamo adeguarci, questa volta non sembra esserci scampo. Iniziamo a spogliarci, ed entriamo. Nudi. Senza aver ancora realizzato la sfida che ci aspetta.

Jeita Cave Lebanon
Lezioni di rispetto

L’informazione viene data come se fosse una cosa normale, tra il non mangiare e il divieto di toccare le rocce. Ma che modo è di dircelo, razza di inseribili? Che notizie ci state dando e in che maniera? Chiaro che non mangerei nulla in una grotta! Perché dovrei? Con tutta quell’umidità. Ho appena fatto colazione poi. È risaputo che non si toccano le rocce, e capisco anche il divieto di fumare, sempre nel rispetto della grotta! Ma le fotooooo? Perché negarle? Nemmeno senza il flash? Che cattiveria è questa? Volete tenere la grotta tutta per voi?

Entriamo, tuttavia c’è allegria. Siamo una nuova dimensione. Camminiamo verso l’ignoto, dentro una grotta, accompagnati dalla solita domanda che ci poniamo in questi casi: stalattiti o stalagmiti?

Siamo all’improvviso esploratori di uno spazio nuovo e al tempo stesso di un’altra era. Costretti a riempierci gli occhi di ciò che ci circonda, senza uno schermo a farci da filtro, a proteggerci. Una sensazione tutto sommato nuova. La si percepisce dai gridolii dei bambini (ma non si doveva parlare piano?), che corrono in giro. I genitori non sanno più come catturarli, non hanno gli strumenti per farlo, e come gli altri visitatori proseguono il percorso di visita.

Alcuni si concentrano maggiormente sui pannelli informativi che spiegano fatti geologici. Altri sono invece più sbrigativi. Del resto, se non si possono fare foto che senso ha trattenersi oltre? Sono forse le fotografie a farci estendere la nostra permanenza all’interno di un sito? È per scattare un’istantanea che cerchiamo di scorgere meglio alcune cose? Che cerchiamo di apparire belli simpatici, divertiti e divertenti?

No foto
Entriamo allora, verso l’ignoto

Tutto d’un tratto sale la paura. E se non ci fosse modo di ricordarsi di essere stati in questo posto? È panico! Non avremo elementi che lo potranno testimoniare, oltre al biglietto di ingresso sia chiaro. Ma quello vale? Conta? Lo cerco. C’è. Almeno lui è ancora in tasca. Mi rassereno. Forse voglio solo avere le tasche piene. Sii forte. Goditi la visita. Concentrati.
Ammira la bellezza del posto. Fu candidato per essere inserito tra le 7 meraviglie del mondo, mi spiega fieramente l’amico libanese che ci accompagna, non ce l’ha fatta, evidentemente al mondo di sono almeno 7 posti più belli. Posso capirlo, ma mi domando chissà come funziona questo processo? C’è una selezione come per i siti UNESCO? Troppe domande. Incertezze. Dubbi.

Non sono più allegro. L’iniziale sensazione di euforia sta scemando. Questo nudismo inizia ad irritarmi. La grotta è magnifica, mi affascina, ma non mi basta. Non posso tollerare il non poter condividere questo ricordo con nessuno. Ma non sono da solo. Sono con qualcuno. Siamo entrati in quattro, assieme, e siamo ancora uniti. Non basta? Che ora è? Da quanto sono rinchiuso qua dentro? Senza di lui, non lo so. Maledico la scelta di non portare l’orologio. Devono essere passate ore, mi sono divertito, ci siamo divertiti, ma è sicuramente l’ora di uscire: ecco che ora è!

Noto che la gente accelera il passo verso l’uscita. Verso la luce. Verso l’armadietto. Forse anche loro sono irritati? Forse questa astinenza, invece di aumentare la nostra attenzione verso ciò che ci circonda, ci sta facendo impazzire tutti? Forse vogliamo solo avere le tasche piene, ma se così fosse, perché abbiamo già in mano le chiavi degli armadietti?

Uscendo incontriamo altri, come noi, che entrano felici, incoscienti di ciò che li aspetta. Non sanno di essere improvvisamente diventati viaggiatori nel tempo, non più turisti. Esploratori, non passanti. Li guardiamo, ci salutiamo, tutti nudi. Che imbarazzo doverlo ammettere a noi stessi.

Abitualmente quando entriamo in un sito, veniamo colti da quello che potremmo chiamare “effetto novità” e quindi, prima ancora di renderci conto di dove siamo, iniziamo inconsapevolmente ad immortalare ciò che di nuovo ci circonda. Questo effetto, sebbene non duri molto, contribuisce a far calare l’attenzione verso il luogo in sé. Per contrasto, risulterà più raro scorgere qualcosa degno da fotografare una volta che reputiamo la visita stia per finire.
Ci consideriamo satolli di contenuti, e spesso stanchi o fisicamente o mentalmente, non vediamo l’ora di andarcene una volta terminata la nostra visita all’attrazione. Il paradosso è che ciò avviene anche se per accedere abbiamo dovuto fare code, non importa: abbiamo raccolto ciò che ci serviva, le foto! Ora via, liberi. Teniamoci i nostri ricordi.

Cittadella di Amman
“effetto novità” per un gruppo di turisti all’ingresso della Cittadella di Amman, Giordania

Questo effetto, nella grotta di Jeita, è giocoforza venuto meno, ma almeno abbiamo potuto concentrarci sulla bellezza del luogo, condividere il momento con chi era fisicamente assieme a noi, imparare nozioni che altrimenti avremmo ignorato. Abbiamo potuto contemplare le stalattiti senza però sapere con certezza se fossero stalagmiti.

A Salwa non va giù, ma comunque 5 stelle. Generosa
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