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MANDAMI UNA CARTOLINA

Che fine hanno fatto le Cartoline? Sono loro l’elemento di connessione tra Turismo di Massa e Turismo Social, stanno sparendo o stanno venendo meno i loro fruitori.

ti ci potrebbero volere 8′ minuti di lettura, il tempo medio di consegna di una cartolina sono 18 giorni

Non ricordo esattamente l’ultima volta che ho scritto, francobollato, ed inviato, una cartolina. Devono essere trascorsi almeno 5 anni. Probabilmente di più. Ieri ne ho scritte due, e mentre le scrivevo ho pensato alla gioia e – perché no – magari anche la sorpresa delle persone che le avrebbero ricevute, al viaggio che dovranno compiere: dalla Georgia all’Italia.

Tutto ciò ha dato, implicitamente, gioia anche a me, e mi ha fatto riflettere. È stato bello scriverle. È stato bello, soprattutto, riappropriarsi di un rituale ormai desueto. È stato però difficile anche solo trovarle. Ma bello non è sinonimo di facile del resto.  Personalmente le ho sempre apprezzate, comperate, talvolta senza nemmeno inviarle. Come tenere un’e-mail in bozze. Da bambino, nelle canoniche vacanze al mare o nelle varie città d’arte italiane o europee visitate, quando arrivava il momento di inviare le cartoline ero felice. Anche se spesso coincideva con la fine del soggiorno. A volte le scrivevo io, altre volte mettevo solo la firma. Ad attestare che sì, ci sono stato a Berlino nel 2004. Sì, c’ero a Bruxelles nell’estate del 1999. A Marotta, a Sanremo, Siena. Ero lì.

Ho fatto mente locale, e stanno sparendo. In molti dei posti dove sono stato, consideriamo pure gli ultimi 5 anni, erano sempre più rare, stanche, spesso sbiadite o piegate dall’umidità. Dimenticate. Logore. La qualità delle immagini spesso lasciata agli anni 90′, talvolta abbruttita con dei tocchi di kitsch anni 2000. Stavano diventando dei pezzi di carta tremendi. Obiettivamente non belle da ricevere. Vuoi per la scarsa qualità delle immagini (e talvolta anche dei posti. Davvero ogni frazione di montagna ha bisogno di una cartolina per auto-elevarsi a “metà turistica”?), vuoi per la bassezza di alcuni contenuti – specialmente nelle località marittime. Peccato. Perché quando fatte bene, erano per me un parametro per capire se potessi dirmi soddisfatto della mia visita alla città, se avevo visto le principali attrazioni turistiche. Col tempo, tra
amici, si è iniziato a collezionare direttamente le più brutte, sia per luogo, sia per grafica, forma. Una gara. Una corsa all’oro, al dettaglio più scabroso.

Macedonia del Nord, un posto da ricordare


Aggiungiamo all’equazione “l’avvento della tecnologia”. Anche su questo fronte si combatte l’eterna lotta contro la lentezza, contro il cartaceo, ed ecco l’avvicinarsi dell’oblio. Furono inventate nel 1869, in Austria. Ebbero il loro picco di utilizzo in Inghilterra, se ne inviavano un paio di milioni a settimana, a suggellare la nascita del Turismo moderno, almeno fino alla Prima guerra mondiale. Erano più semplici. Senza immagini, praticamente immediate come degli SMS, più economiche delle lettere; che invece erano l’equivalente delle e-mail, con tutte le loro regole formali. A seguire giunsero le immagini, i collezionisti. Poi le guerre. Dove venivano censurate le informazioni trasmesse dai soldati, ma veniva offerto loro di inviarle a casa gratuitamente: Sono qui. Sul fronte. Dove non vorrei essere. Dove non dovrei essere. Ma almeno ci sono. Sto. Negli anni 60 i colori, negli anni 70 le forme strane. Il resto lo conosciamo.

Analizzando “la cartolina” moderna, postcard – postkarte, trattasi fondamentalmente di un atto di condivisione, o meglio una consecutio di atti, come oggi ce ne capitano tanti. Forse troppi, forse superflui. Momenti rapidi. Emozioni virtuali. Ecco. Le cartoline sono tangibili. Sono lente. Si sono schierate a fianco dell’analogico in questa società. Arrivano a destinazione quando ci siamo dimenticati di averle inviate, senza avere una traccia di ciò che abbiamo scritto. Probabilmente banalità: Saluti da. Baci e/o abbracci. A presto.

-Appendice-
Atto I. La selezione

Si presuppongono delle scelte. E si sa, le scelte sono sempre difficili. In primis le foto, le grafiche proposte, prestampate.  Secondariamente i destinatari. Selezionare “chi se le merita”, o coloro i quali ricordi l’indirizzo di casa. Inoltre, si deve scendere a patti con gli odiati negozi di souvenir. Detengono un sostanziale monopolio, ma come sempre non mancano le eccezioni.

Atto II. La stesura del testo
Inevitabilmente sintetica. Spesso basica. Alla nascita della cartolina, si temeva per la perdita della privacy, garantita invece dalla busta. I postini di questo mondo potranno confermare che c’è poco da nascondere, ma del resto stiamo parlando di un atto di condivisione, con il destinatario… e gli intermediari. Menzione a parte, precisamente sulla parte destra, va per l’indirizzo.

Atto III. Francobolli

Si apre e si chiude il capitolo filatelia ed igiene orale.



Atto IV. Posta in uscita

Talvolta risulta difficile trovare la cassetta delle lettere, ma per fortuna gli uffici postali continuano ad esistere e generare code in quasi tutto il mondo. Quello che succede nel mentre è puro mistero. La posta vola sopra le nostre vite, ed arriva – prima o poi – a destinazione.
Altro fatto unico delle cartoline é il concetto di omogeneità del mezzo. La stessa cartolina, identica, verrà inviata da altre persone, ad altri indirizzi. Risultato? A differenza di una foto, che è unica e personale, più destinatari, riceveranno quella precisa istantanea del luogo. Questa contribuirà ad accrescere il loro immaginario verso la destinazione, e magari stimolarne il desiderio di viaggio futuro. Da qui, si torna all’importanza del testo, che per quanto banale, è la chiave per differenziarsi ed esprimersi.

Atto V. La ricezione
Che fine fanno le foto che ci inviamo? Spesso rimangono nelle cartelle dei nostri dispositivi, tutt’al più possono essere salvate, consultate in un secondo momento, ma hanno un tempo di fruizione ridotto. A meno che non si decida di stamparle, ma quanti sono i romantici al mondo ormai?
Che fine fanno le cartoline invece? Anche esse possono essere accantonate brevemente sia chiaro, a cosa servono i cassetti sennò? L’ equivalente materiale delle cartelle. Ma, rimarranno per sempre tangibili. A distanza di mesi, anni, potranno tornare nelle nostre mani, e generare un ricordo. In altri casi, quelle più fortunate, vengono addirittura esibite, eppure fieramente! Lasciate in mostra in qualche angolo della casa. Vuoi perché piacciono, o perché piace il pensiero che qualcuno abbia fatto tutto questo sforzo per comunicare a te, che c’era. Vederle lì, su un mobile, una credenza, può aiutare a fare viaggiare persone che mai sono state – e mai andranno – in quei posti esotici, arcaici, epici, truci, assurdi dipinti su quel cartoncino. Assumono implicitamente una nuova vita. Tornano ad essere esposte. Non più per essere vendute, ma con un altro fine. Non più vicino a loro simili, loro conterranee diciamo, quelle con cui hanno condiviso il loro spazio difronte ad un negozio di souvenir per chissà quanto tempo, prima di essere selezionate (atto I). Saranno esposte assieme ad altre, che hanno fatto lo stesso percorso. Che le capiranno. Ed assieme mostreranno la magnificenza di questo mondo.  


4 aprile 2022 – L’ epilogo
Un mese e 2 giorni dopo. Mi chiama mia zia. Che vorrà?
Davideeee. E’ arrivata.
Cosa Zia?
La cartolina!!
La cartolina? Ah già! Ce ne ha impiegato eh?
Sii. Ma è bellissima! Non me l’aspettavo!
Te l’avevo promessa. Era da anni che avevo smesso di mandartele. Mettila vicino alle altre!
È già lì! Così le mie amiche la vedono quando vengono a bere il caffè

La conversazione prosegue poi. Ma io nel mentre inizio a pensare. “Wow. Tutto questo lavoro per il caffè della zia dinnanzi alle sue amiche. Ne è valsa la pena? Certamente!”. A distanza di un mese e due giorni. Dopo che la cartolina ha sorvolato il Mar Nero. Questi V atti, ancora mi regalano un momento di gioia.

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